Circa 100 milioni di anni fa, uomini e donne simili a noi hanno iniziato quella che potrebbe essere definita come una delle tendenze meglio conservate dalla nostra specie: la migrazione.
Sebbene non sia rimasta memoria delle cause che portarono, nel Paleolitico, le famiglie da cui discendiamo a spostarsi dall’Africa, questa forza centrifuga ha perdurato per tempi che stentiamo a concepire, portando l’Homo Sapiens Sapiens a stabilirsi in Asia, Europa ed in seguito negli altri Continenti.
Le migrazioni di massa e le diaspore nella storia tratteggiano un’umanità capace di raccogliersi in un gruppo compatto di fronte alle avversità, costituite da eventi climatici o naturali o indotti da altri gruppi umani contrapposti, e scegliere di affrontare l’ignoto per sopravvivere. Fin dai suoi primi albori preistorici, disseminandosi addirittura sull’intero globo, Homo Sapiens Sapiens si è avvantaggiato di un’incredibile capacità di adattamento e ed istinto di propagazione.
Nel volume “La Storia e la Geografia dei Geni Umani” (Cavalli-Sforza, L. L., Menozzi, P., & Piazza, A., 1994. The History and Geography of Human Genes. Princeton University Press.), lo scienziato e genetista Luigi Luca Cavalli-Sforza afferma come la migrazione iniziata 100 milioni di anni fa sia presumibilmente coincisa con un salto da un punto di vista culturale e delle capacità comunicative. Se i nostri antenati erano capaci di coprire grandi distanze e stanziarsi in luoghi fuori della portata dell’immaginazione, probabilmente erano anche capaci di tramandare e divulgare le conoscenze geografiche e naturalistiche acquisite, così da permettere lo spostamento di gruppi considerevoli di loro simili.
L’uomo è un animale particolare, in quanto i suoi geni sembrano essere stati selezionati più “casualmente” e non secondo le tipiche leggi della selezione. In effetti, l’uomo è sopravvissuto ai grandi eventi della preistoria e della storia e si è adattato ad ambienti variegati, dai circoli polari ai deserti. Secondo Cavalli-Sforza, la distribuzione geografica dei geni umani potrebbe essere meglio descritta descrivendo il linguaggio umano, che le regole tipicamente coinvolte nella selezione genica. Come i genitori trasmettono i propri geni, essi insegnano ai figli il linguaggio, applicando, secondo lo studioso, due meccanismi altamente correlati.
È noto che la variabilità genica è una ricchezza per ogni specie, in quanto diversificandosi si acquisiscono nuove caratteristiche. Se ci sforziamo di adottare la prospettiva di Cavalli-Sforza, dovremmo poter affermare che molte lingue implicano molti geni e che le migrazioni si accompagnano con salti di qualità da un punto di vista culturale. E considerato che la nostra specie migra, spinta da necessità o da curiosità, dall’alba dei tempi, dovremmo realizzare come erigere delle barriere per bloccare coloro che stanno arrivando in pace non è solo ingiusto ma è contro la nostra stessa natura.